A cura di Max Grecchi giornata mondiale del dado
Continua la serie delle giornate internazionali più strane, ma chi siamo noi per contestarle? Anzi, noi della Dark Abyss Edizioni nella stranezza ci sguazziamo!
È arrivato il turno del nostro Max Grecchi di parlarci della giornata mondiale del dado, oltre che del suo romanzo Blackout - Notte Buia!
Il dado. Tutti una volta nella vita ne hanno tenuto in mano uno o ne hanno lanciato uno. Quel ruotare ipnotico, quelle carambole compiute sul tavolo o sulla pedana di gioco, sul tappeto verde di qualche casinò o sulla tovaglia della nonna durante le cene di Natale. Abbiamo esultato quando il numero uscito sulla sua faccia era quello desiderato, così come abbiamo imprecato quando il numero non era quello che ci serviva.
Oggi è la Giornata Mondiale del Dado e io sono qui per parlarne. Non sono tanto interessato all’aspetto ludico di questo piccolo oggetto, ma a quello più significativo, metaforico e, a volte, più sinistro.
“Il dado è tratto”. Questa frase l’abbiamo sentita e l’abbiamo detta chissà quante volte, ma ci siamo mai davvero soffermati a pensare al suo senso più recondito? Il suo significato potrebbe essere tradotto così: Una decisione dalla quale non si può più tornare indietro.
Nella vita tiriamo quotidianamente dei dadi e lo facciamo per scelte innocue: quale piatto cucinare per cena, quale camicia indossare o quale albergo scegliere. Lo facciamo anche per decisioni più importanti però: cambiare lavoro o rimanere in questa azienda? Trasferirsi o rimanere in città? Amare o tradire? Curare o uccidere?
Possiamo dire che nel romanzo, Blackout – Notte Buia, ogni personaggio stringe in mano un dado. Persone come Harold, Celia o Mark, esattamente come noi, non sanno che ogni scelta può portare verso la vittoria o verso una rovinosa sconfitta. Se Harold avesse deciso di non andare alla presentazione del suo romanzo a Barlow, forse non sarebbe successo tutto quello che poi (mi auguro!) abbiamo letto.
Fare una scelta come quella di Celia nei confronti del marito è stata davvero azzeccata? Forse il numero uscito sul suo dado immaginario non l’ha portata al traguardo, forse le ha fatto perdere tutto. Fiches finite, partita terminata!
Il romanzo è impregnato di questo significato. Tutti i protagonisti di questa storia tirano il loro dado e prendono scelte o subiscono conseguenze in base al numero su una delle sei facce. Questo non significa che le nostre esistenze, così come quella di Harold, sono comandate dal caos, tutt’altro! Noi siamo padroni di noi stessi e le nostre esistenze sono definite e guidate dalle nostre decisioni. Tirare un dado può aiutare a compiere una scelta, ma saremo comunque sempre noi a decidere, ad avere l’ultima parola. Potremmo anche decidere di fermarci alla manche precedente, decidendo così di vincere qualcosa meno, ma portando a casa la pelle…
Buon lancio!
Comments